Come accennato nella home page il nuovo paradigma cui si ispira l’Istituto è quello “olistico sistemico” anzi più precisamente “olistico-sistemico integrativo” in quanto comprende anche alcuni aspetti e contributi del paradigma dominante integrandoli nel proprio quadro teorico e metodologico. Questo nuovo paradigma è stato ampiamente e approfonditamente trattato in numerose pubblicazioni dei fondatori, la più recente delle quali è il libro Olismo la nuova scienza da cui sono tratte molte delle considerazioni che seguono.
Il concetto di paradigma (dal greco antico paradeigma = modello) viene talvolta adoprato in modo improprio, ad esempio come sinonimo di teoria scientifica, mentre invece queste due entità si situano a livelli diversi, più elevato il paradigma, più basso la teoria, qualunque essa sia. Con paradigma si intende infatti un insieme di teorie accumunate da assunti simili e da uno stesso metodo (o sue varianti).
Più precisamente possiamo definire un paradigma scientifico come la cornice unificante che
a partire da:
indirizza e collega tra loro:
Le teorie scientifiche sono quindi i prodotti finali di un paradigma e per essere “validate” devono seguire criteri rigorosi e verifiche altrettanto rigorose. Invece gli assunti o fondamenti di un paradigma, che ne costituiscono il punto iniziale, sono “al di sopra di ogni criterio e verifica” in quanto sono degli assiomi o “verità” indimostrate e indimostrabili, un po’ come gli assiomi di partenza della geometrie euclidea o i dogmi delle varie religioni.
Gli assunti fondamentali del paradigma scientifico attualmente dominante sono quelli del materialismo, del meccanicismo e del riduzionismo, postulati da Galileo e Cartesio nel ‘600 e poi accettati acriticamente dalla maggior parte degli scienziati posteriori. Il metodo è quello empirico-sperimentale delineato da Galileo e perfezionato poi da Bacone, Newton e altri.
Coloro che sostengono acriticamente tale paradigma si fanno forti della solidità del metodo e del rigore che contraddistingue il processo di validazione delle teorie ma dimenticano (o ignorano volutamente) l’anello debole, vale a dire i suoi assunti fondamentali, la cui natura è del tutto arbitraria: nessuno ha mai dimostrato che mente e corpo, materia e spirito, siano entità distinte e del tutto separate, lo ha solo postulato Cartesio con la dicotomia res cogitans – res extensa, stabilendo altrettanto arbitrariamente e assiomaticamente che la scienza doveva occuparsi solo della res extensa, cioè della materia/corpo. Da qui il materialismo. Altrettanto arbitrari e assiomatici sono gli altri due assunti – meccanicismo e riduzionismo – che illustreremo tra breve.
Il motivo principale per cui solo pochi hanno avuto il coraggio di mettere in discussione tali assunti è che, se si rivelassero sbagliati, verrebbero automaticamente invalidati anche il metodo, gli strumenti e le teorie prodotti all’interno di tale paradigma – cioè crollerebbe l’intera impalcatura (o paradigma) su cui poggia la scienza moderna occidentale. E come sappiamo, dire che il re è nudo non paga affatto in termini di carriera, anzi…..
Nonostante la strenua difesa da parte dell’establishment e degli studiosi più ortodossi (con la passiva complicità di quelli più pavidi), si arriva nella storia di ogni paradigma a un momento in cui le anomalie e i limiti sono troppi e troppo gravi per essere ignorati ed emerge allora pressante l’esigenza di un nuovo paradigma.
Finora solo un ristretto numero di scienziati e professionisti (tra cui i fondatori di questo Istituto) era giunto a tale consapevolezza, ma nei prossimi anni essa si diffonderà nella intera comunità scientifica e nella maggior parte della popolazione a causa del colossale fallimento dell’approccio biomedico ufficiale nella gestione della pandemia COVID e dei gravi effetti avversi dei vaccini e delle misure di prevenzione utilizzati. Inoltre l’autoritarismo con cui tali misure sono state imposte alla popolazione ha portato alla luce le profonde collusioni tra establishment medico-scientifico, partiti politici e grandi industrie farmaceutiche, smitizzando quella scienza biomedica e farmacologica che per decenni è stata ingannevolmente presentata dai media come infallibile e protesa al bene. Sarà quindi sempre più evidente che quella parte della popolazione mondiale che ha seguito più fedelmente il paradigma dominante non sta affatto bene ma anzi sempre peggio sia sul piano della salute fisica sia su quello della salute psicosociale.
I limiti principali del paradigma scientifico dominante risiedono, come già accennato, nei suoi stessi assunti fondativi – materialismo, meccanicismo e riduzionismo. Finché essi erano usati per studiare il moto dei corpi celesti e degli oggetti inanimati come faceva Galilei e altri scienziati suoi contemporanei il problema era trascurabile, ma quando, nei secoli successivi, essi furono applicati anche allo studio degli esseri viventi, iniziarono a rivelarsi inadeguati e fuorvianti; ciò specie per quanto riguarda lo studio degli esseri umani in quanto tali assunti negano l’esistenza e la rilevanza di dimensioni quali la psiche, la socialità, l’etica, la coscienza e la spiritualità, che sono proprio quelle che più caratterizzano l’essere umano e lo distinguono dalle macchine e dagli animali, aprendo così la strada all’ateismo, al nihilismo, al cinismo e in ultima analisi al transumanesimo.
Come vedremo, già nella seconda metà del ‘700 iniziarono ad emergere nelle scienze della vita posizioni teoriche alternative che poi giunsero a maturazione nel ‘900 delineando un vero e proprio paradigma alternativo a quello galileiano newtoniano, un paradigma che possiamo definire olistico sistemico.
Nei prossimi due paragrafi esamineremo più in dettaglio il vecchio e il nuovo paradigma, soffermandoci per ovvi motivi maggiormente sul secondo.
Ci sarebbero molte altre cose da dire sulla storia, le caratteristiche e i limiti del paradigma dominante ma potrete leggerle nel libro sopra menzionato, preferendo in questa sede dedicare più spazio a descrivere storia e caratteristiche del Nuovo Paradigma.